Immaginate 5 giovani appassionati di musica.
Ognuno specialista di uno strumento. E quindi mettete insieme un banjo, una batteria, una chitarra acustica, un contrabbasso e una armonica. Aggiungete le loro 5 voci, ognuna con un timbro particolare e i suoi tratti distinti. Unite poi tanta grinta e la passione per il folk tradizionale d’oltreoceano.
Ecco a voi la band La Terza Classe . Ne fanno parte Biagio, Enrico, Pierpaolo, Raffaello e Rolando. Che raccontano spesso di aver cominciato a cantare e a suonare ognuno per proprio conto. Come musicisti di strada tra Napoli, Sorrento e la Francia. E in strada alcuni anni orsono si sono via via conosciuti e formati e hanno scoperto quanto si integrino armonicamente in strumenti e voci. Molti napoletani hanno cominciato a conoscerli così 4 anni fa, tra le isole pedonali e commerciali.
Il loro progetto musicale nasce e si evolve in questo modo , frutto di creatività, di cuore, un po’ del caso, e di tanta determinazione. E funziona davvero. L’idea musicale, intuita da subito, è maturata nel tempo. E perciò è forte e consapevole come lo sono le cose pensate e rielaborate più volte. Per questo la band è più della somma del talento dei singoli. Il loro metodo è uno dei segreti della magia creata in questi anni da questi 5 ragazzi napoletani davvero in gamba.
La loro musica è trascinante.
Suonano musica popolare dell’America profonda. Fanno incontrare il Country Folk e il Bluegrass con le sonorità partenopee. Suonano in modo gioviale e incontenibile allo stesso tempo.
È musica che mette allegria, a momenti evoca antiche nostalgie, ora è dolce come la compagnia di una spensierata festa d’estate. Queste ed altre suggestioni musicali troviamo nell’ultimo CD Folkshake, a cui ha partecipato anche Adriano, un altro musicista che ha fatto parte del gruppo.
Queste suggestioni ed altre perché la musica country tradizionale non è solo melodia ed evasione. Contiene tutte le storie della gente americana vissuta a cavallo tra ‘800 e ‘900, dalla Guerra di Secessione fino alla II Guerra Mondiale: l’incertezza del futuro, l’amore, le sofferenze, lo sfruttamento, l’orizzonte della fede.
Il folk è musica di schiavi, di emigranti, di lavoratori sfruttati.
Ed è un prodigio come possa infondere buonumore e divertimento mentre racconta problemi sociali scottanti. Viene fuori davvero lo spirito soul del Sud degli Stati Uniti, figlio a sua volta dello spirito del continente africano. È la musica di un popolo oppresso che non si fa rubare la gioia di vivere e la trasmette.
Così accade che uno dei pezzi più trascinanti e irresistibili de La Terza Classe sia la canzone ” John Henry ” del XIX secolo. Il protagonista è un mitico minatore che sfidò la perforatrice a vapore che avrebbe potuto soffiargli il lavoro. John Henry vinse perché fu capace di scavare più della macchina. Ma ne fu sconfitto a sua volta perché morì dalla fatica. E’ diventato un simbolo del Popolo dei Lavoratori e dell’Orgoglio Afro-americano. Ed oggi viene usato perfino a margine della letteratura scientifica per spiegare come l’estrazione intensiva di minerali e petrolio porti ad un benessere solo apparente e destinato a scomparire; ed abbia dei ritorni negativi sia sulla salute, sia sull’ambiente, sia sull’economia stessa.
"La Terza Classe" canta "John Henry" in Piazza San Domenico a Napoli
"La Terza Classe" con "Nine Pound Hammer" al Music City Roots Live di Nashville, Tenneessee.
"La Terza Classe" canta "John Henry" in Piazza San Domenico a Napoli
"La Terza Classe" con "Nine Pound Hammer" al Music City Roots Live di Nashville, Tenneessee.
Come sa unire allegria e impegno sociale, così La Terza Classe diventa irresistibile quando fa musica coinvolgente con quel fare scanzonato e poco pretenzioso.
È quello che è accaduto qualche mese fa quando hanno fatto pacifica irruzione ad Italia’s Got Talent .
Si è trattato di irruzione perché già all’ingresso hanno smontato i rituali stereotipati del format. Pacifica perché non hanno dovuto fare nulla di particolare se non essere loro stessi. Con disinvoltura e simpatia hanno portato in studio lo stile delle esibizioni abituali; e questo è bastato per scatenare l’entusiasmo del pubblico e dei giurati. Dopo svariati apprezzamenti musicali, perfino un giudice esigente come Luciana Littizzetto ha dovuto fare a meno del suo proverbiale sarcasmo e ha commentato con un elogio chiarissimo: “Avete anche delle facce notevolissime. Una faccia più bella dell’altra. Siete dei musicisti eccellenti!”
I ragazzi de “ La Terza Classe ” inseguono insieme il sogno americano.
Il mito americano della conquista di un paese sconfinato non si limitano a celebrarlo nelle canzoni. Loro lo ripercorrono un paio di volte all’anno con tournee negli States .
Così, nel loro primo viaggio in America, hanno un incontro fortuito con Jim Lauderdale. Hanno bucato una ruota del van lungo la Interstate-Highway 40 che dal Texas conduce in Tennessee. E il cantautore folk – che ha scritto 27 album ed è stato pluripremiato in patria – viene attirato da loro e li soccorre . Non sappiamo se l’incontro sia avvenuto proprio così o se questa sia una delle storie romanzate che usano i musicisti per ammaliare il pubblico durante i concerti. Pare comunque che sia tutta una storia vera. Tant’è che dopo qualche giorno sarà lo stesso Lauderdale a raccontarla per presentare i ragazzi che nel frattempo ha invitato al Music Roots Festival di Nashville in Tennessee, uno spettacolo televisivo molto amato sulle radici americane e curato proprio da Lauderdale.
I ragazzi sono folk di natura e hanno cuore almeno quanto la musica che fanno. E così da allora hanno conquistato Lauderdale, il quale questo mese di luglio ha deciso di venire per la prima volta in Italia, in Campania, per una settimana di concerti con i nostri amici. Inutile dire che hanno saputo subito armonizzarsi anche con il noto artista, con sonorità molto particolari per chi ha avuto il piacere di ascoltarli.
Uno dei motivi per cui questi ragazzi ci hanno stregato è anche questo. Nel nostro presente c’è lavoro precario, e chi lo offre a volte è propenso al ricatto più che al merito come leva di gestione. Dà fiducia a tutti allora chi ancora non si perde d’animo e cerca la sua strada basandosi su se stesso e sul proprio talento.
Complimenti, ragazzi! Fate sognare anche noi!
Guido Caridei
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