Un Natale in zona rossa. Era il 2019.

Lo scorso Natale stavo in Cile.
 
Nelle settimane precedenti c’era stato il coprifuoco per motivi politici. Quindi, se ti trovavano fuori orario, prima ti arrestavano i militari e poi, passata la notte, ti era concesso dare spiegazioni . Quale autocertificazione!
 
Ristoranti chiusi, per legge, la Vigilia e il giorno di Natale.
Nessun addobbo natalizio per le strade, per eliminare ogni potenziale miccia di incendio, in caso di scontri!
Porte e finestre delle chiese, delle banche e di altri “luoghi del potere” sbarrate con lamiere metalliche per timore delle devastazioni.
 
In casa pochi addobbi comprati sul luogo. Non ti porti in aereo gli scatoloni dei tuoi addobbi storici!
Nessun amico e nessun familiare oltre a quelli del tuo nucleo stretto. Ansie dei figli adottivi appena entrati in famiglia.
Una fetta di torta caprese portata dai bambini alla mezzanotte al portiere di notte.
Caldo estivo in una metropoli lontana dal mare. Nessuna possibilità di lasciare la città, privi come eravamo dell’autorizzazione del Tribunale dei Minori.
 
Vigilia di Capodanno senza feste di piazza e senza fuochi d’artificio: vietati per motivi di ordine pubblico!
Trovammo uno dei pochi ristoranti aperti. Era obbligato comunque a chiudere entro le 22. Al rientro a casa dovemmo evitare le piazze principali. La Farnesina ci aveva contattati per raccomandarcelo, per il timore di scontri e manifestazioni non autorizzate.
Mezzanotte silenziosa trascorsa in terrazza all’ultimo piano del palazzo, a brindare con alcune famiglie di sconosciuti dello stesso condominio.
 
Abbiamo trascorso tre mesi in Cile. La maggior parte della gente era scoraggiata per la crisi sociale. Il reddito minimo e la pensione minima lì ammontano ad alcune centinaia di euro, mentre il costo della vita è simile a quello italiano. Inoltre si pagano interamente tutti i servizi, inclusi sanità e istruzione, affidati a privati. Lo prevede la Costituzione approvata negli anni della dittatura di Pinochet. Le manifestazioni hanno permesso ai cileni di avviare finalmente il processo di revisione della Costituzione.
Oggi, dopo un anno di Covid, la crisi in Cile è aggravata.
 
Noi in Italia siamo rientrati a Febbraio.
E adesso il Natale 2020 è in arrivo.
Facciamo memoria della nascita di Gesù.
Gesù non fece il pranzo di Natale con la famiglia allargata. Nacque in una mangiatoia, presagio del fatto che si sarebbe fatto lui Cibo di salvezza per ogni uomo.
 
Trascorse la mezzanotte in compagnia solo di mamma, papà e due animali. Non partecipò ad alcuna preghiera nel Tempio. Niente incenso profumato, ma l’alito di un bue e di un asinello.
 
Venne a dire che il Tempio era lui stesso e che ogni uomo di conseguenza è Tempio di Dio, ogni uomo è prezioso.
Gesù nacque povero perché, trovando inaudita l’indigenza di Dio, noi imparassimo a sdegnarci anche della povertà degli uomini. E quindi anche della mancanza di salute, istruzione e bisogni fondamentali che all’uomo danno dignità. La speranza cristiana accende l’anelito alla giustizia e alla pace, come ricordarono un anno fa i vescovi cileni.1
 
Questo Natale 2020 così diverso merita comportamenti prudenti per la salute di tutti. Limitare i rapporti è il miglior modo per amarci .  Questo Natale merita una festa più autentica, per fare memoria del significato del Natale di Gesù.
 
Guido Caridei
 
 

Santiago del Cile, 12 dicembre 2019 . Nella centrale Avenida Providencia si susseguivano banche sbarrate e giacigli di clochard.

 
 
 

Santiago del Cile, ponte sul Rio Mapocho, 10dic2019.
“In Cile prosciughiamo i fiumi per regalare le loro acque alle miniere. La crisi sociale è anche ecologica”.
Nel 1981 in Cile il “Código de Agua” consegnava la proprietà dell’acqua a fondi di investimento, banche e multinazionali tra cui ENEL

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