Grecia in Crisi, Medioriente in Guerra e Buon Vivere in Germania

Seconda tappa della rubrica Quale Europa?

A Luglio scorso, ho riportato il pensiero di Timothy Radcliffe secondo il quale il voto degli inglesi per l’uscita dall’Unione Europea è stato una risposta all’atteggiamento di una classe dirigente sfacciatamente opportunista e incapace di occuparsi del bene comune. Così – secondo il teologo dominicano – i “cittadini impauriti e privati di sogni” preferiscono oggi emulare i politici, cioè rifugiarsi in un atteggiamento egoistico e ricercare in proprio vari tornaconti personali.

Un’altra risposta di chiusura è arrivata l’8 novembre dagli Stati Uniti dove nessun candidato alla Presidenza ha offerto una visione sociale, economica e ambientale sostenibile. Così tra Donald Trump – il magnate fautore dell’isolazionismo, sprezzante delle minoranze, dei cittadini più deboli e degli immigrati – e Hillary Clinton – la donna politica troppo navigata e considerata troppo legata alle banche d’affari – i cittadini hanno eletto il primo.

brexitPerciò mentre oltreoceano sono disincantati ormai anche i cittadini del Paese più potente al mondo, in Europa la Brexit è stata un indice di quanto i politici nazionali ed europei abbiano saputo dissipare il capitale di aspettative e di fiducia con il quale nel dopoguerra abbiamo costruito tenacemente l’Unione Europea.

Facciamo allora un salto indietro di un anno per osservare i fatti che secondo me più di altri hanno inferto un colpo alla fiducia della gente verso l’Unione.

È il caldo luglio del 2015.

Il Buon Vivere in Germania – Ciò che a noi sta a cuore è il nome di una trasmissione televisiva tedesca che ospita stavolta la cancelliera Angela Merkel.

Non potete venire tutti qui dal Libano, dall’Africa” spiega la cancelliera tedesca a Reem, una ragazzina palestinese la cui famiglia ha rischiato di essere allontanata dalla Germania.

Reem e la Merkel

La ragazzina le racconta di vivere da 4 anni in Germania dopo essere stata in un campo profughi in Libano, di aver imparato tedesco e inglese e di voler frequentare l’università. Ma ora tutto rischia di essere inutile perché il padre ha avuto problemi con il rinnovo del permesso di soggiorno…

Non potete venire tutti quidice la Merkel.

Ne erano sicuri anche gli antichi Romani quando i popoli barbari premevano sul Reno germanico ai confini dell’Impero in cerca di terre migliori.

Accadde però che proprio quando Roma arrivò a governare tutto il continente europeo, si sedette su se stessa, convinta di sé e di un’egemonia considerata ormai eterna. Cominciò la sua decadenza politica e morale. La ferocia degli spettacoli circensi apparve spietata di fronte al vento di umanità portato dal cristianesimo. Roma finì pure per smettere di vigilare sui suoi confini. Un monito per il Paese che oggi esercita – e non solo per meriti – un ruolo egemonico in Europa.

Non potete venire tutti qui. Non saremmo capaci di gestirlo” dice la Merkel. E pretende che sia la bambina a comprendere il suo punto di vista invece di farlo lei, provocandone le lacrime. La Merkel sposa sempre l’efficienza. Ma se vivi in un Paese in guerra o fai parte degli 800 milioni di donne e uomini che soffrono la fame nel mondo, per te la vita val bene una cattiva gestione.

In quegli stessi giorni si gestiva nei palazzi del governo europeo la crisi economica greca.

Il paese ellenico era stato fortemente colpito dalla crisi economica mondiale scatenata nel 2007 dal clamoroso scoppio delle speculazioni immobiliarie e finanziarie condotte dai grandi gruppi. Così nel 2009 il nuovo governo greco si decise a richiedere un piano di aiuti. E riconobbe pubblicamente la falsificazione dei bilanci pregressi del paese, avvenuta in passato allo scopo di accedere alla moneta unica. L’amministrazione europea non fu sorpresa avendo nutrito sempre perplessità circa quei bilanci. Ciononostante la Germania aveva fortemente voluto, nella moneta unica, economie più deboli come quella greca e italiana perché un euro troppo forte avrebbe limitato le esportazioni tedesche. Questo è quello che sostiene per esempio Vincenzo Visco, nostro ministro delle finanze all’epoca della nostra adesione all’Euro.[1]

Schauble e la crisi economica greca

Il Ministro delle Finanze Tedesco Wolfgang Schauble

Gli aiuti ricevuti dal 2009 ad oggi hanno finito per inguaiare ulteriormente i greci, vincolati a nessuno sconto su debiti e quindi alle misure di austerità che hanno prodotto una povertà diffusa e la riduzione ai minimi dei servizi essenziali tra cui quello sanitario. Il paese è strozzato da una spirale di debiti che impedisce la ripresa dell’economia; non è possibile saldare i debiti ma solo continuare a pagare gli interessi in favore dei creditori molti dei quali stranieri, senza mai affrancarsene.

Nonostante questa situazione nel 2012 fu confermata la permanenza della Grecia nell’euro, secondo il volere anche del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble: “La fine dell’euro è inaccettabile per la Germania perché il nuovo marco sarebbe troppo rivalutato e danneggerebbe l’economia tedesca basata sull’esportazione”. Questo il suo pensiero espresso nel 2012 secondo fonti riservate del governo americano, emerse recentemente tra le mail intercettate di Hillary Clinton. [2]

Nel luglio 2015 la Grecia è al collasso.

Oltre al governo greco di sinistra di Alexis Tsipras, anche un’istituzione ultraliberale come il Fondo Monetario Internazionale caldeggia una “ristrutturazione” cioè un “condono parziale” del debito pubblico greco. È una misura sensata per tirare la Grecia fuori dalla crisi ed evitare il contagio a catena.

Ma agli incontri tra i ministri delle finanze europei si è assistito ad un “allucinante accanimento” contro la Grecia da parte dei rappresentanti della Commissione Europea e della Germania, ai quali hanno fatto da gregari gran parte dei diciotto stati europei interessati.

Merkel Schauble e la crisi economica greca

Wolfgang Schauble e Angela Merkel

Secondo i principali commentatori, tra i quali ancora Vincenzo Visco,[3] le ulteriori misure di austerità inflitte ai Greci contro il volere da loro espresso con un referendum sono state il segno di un “arroccamento irresponsabile” e di un “puro spirito ritorsivo”.Si continuano a ribadire politiche che hanno fatto fallimento, che non hanno alcun fondamento scientifico, e che sono servite essenzialmente a mettere la Germania e i suoi alleati al riparo dalla crisi a spese dei paesi mediterranei”. Tra gli alleati della Germania alcuni paesi dell’Est che, avendo aderito all’UE beneficiano dei fondi europei per le aree depresse ma, non avendo ancora adottato la moneta unica, non sono soggetti ai relativi vincoli e pertanto sono in fase di sviluppo.

Al contrario la Grecia è stata sottoposta ad altri tagli dei servizi sociali e depredata. Con i Greci obbligati a restare prigionieri dell’euro per ragioni di convenienza tedesca e allo stesso tempo prigionieri del loro debito e della povertà. Insomma, un anno fa ci siamo resi conti che sì l’UE garantisce la pace da guerre, ma tra i paesi che condividono la stessa moneta permette veri e propri atti ostili di politica economica.

In quell’occasione, certi politici europei hanno “gettato la maschera”.

Si sono fatti carico dei debiti delle banche; e sono stati più disposti a salvare queste dal fallimento che non lo Stato greco e il suo popolo. Hanno dimostrato apertamente di sostenere le lobby finanziarie che governano in modo occulto l’economia mondiale e sfruttano il Sud del Mondo depredandolo di risorse. Gli stessi poteri che nei paesi più sviluppati vogliono convincere i cittadini alla necessità di rapporti di lavoro insicuri, in cui vengono ricattati con lo spettro del licenziamento e di pensioni future incerte e basse.

Così è inevitabile che dal Sud del Mondo si cerchi di emigrare attraversando il Sahara e il Mediterraneo, mentre nella vecchia Europa l’austerity diventa sempre più insostenibile per le popolazioni. E i poveri delle due opposte sponde del Mediterraneo vengono messi gli uni contro gli altri.

Non patiscono le stesse difficoltà alcuni paesi del vecchio continente anche perché la loro economia a volte si avvale di questa situazione. Vedi un paradiso fiscale come il Lussemburgo di Jean Claude Juncker. [4] Questi, da ex-premier del più piccolo Stato del Centro Europa, non si è mai confrontato con i problemi di bilancio, viste le entrate fiscali garantite dalle multinazionali; ma oggi si trova a ricoprire la prima carica politica europea dalla quale ha guidato le trattative Grecia-UE. Vedi la Repubblica Federale di Germania che nell’attuale funzionamento dell’euro ha trovato la fortuna della sua bilancia commerciale e vede un rapporto assai favorevole tra salari e costo della vita. E il guaio è che l’opinione pubblica tedesca o olandese non ne è molto consapevole e vuole che i propri politici mostrino fermezza nei confronti della Grecia.

La Germania è la stessa nazione che nel 1953 beneficiò del taglio del 50% dei debiti contratti tra le due guerre con vari paesi tra cui Italia e Grecia. Senza quel “condono”, il paese si sarebbe trovato in una situazione simile a quella odierna di Grecia e Italia, schiacciate dal debito pubblico. Infatti in Italia le entrate fiscali sono ben più alte delle spese per servizi resi alla collettività; dunque il Bilancio annuale dello Stato Italiano dovrebbe essere in forte attivo ma è invece cronicamente in passivo perché una fetta consistente delle entrate fiscali serve purtroppo a pagare gli interessi sui debiti pregressi.

Se la Germania beneficiò del condono fu solo per motivi strategici. Si trovava lungo la cortina di ferro e all’Alleanza Atlantica serviva un paese economicamente forte per arginare il nuovo nemico che non si chiamava più Terzo Reich ma Unione Sovietica.

Quanto poi agli importi dovuti dalla Germania come “riparazioni” dei danni guerra dopo aver messo a ferro e fuoco il continente, i paesi vincitori decisero di congelarli del tutto fino ad un’eventuale riunificazione tedesca. E quando questa accadde davvero nel 1990, le “riparazioni” furono quasi del tutto cancellate, per favorire la fusione delle “due Germanie”, di cui tutti gioivamo perché si capiva che avrebbe permesso anche l’ingresso dei Paesi orientali nell’Unione Europea: si realizzava il sogno di un continente di pace!

Mi vengono in mente alcuni film di fantasia. Quelli in cui l’eroe buono ha la possibilità di gettare nel baratro l’eterno cattivo ma gli salva la vita. E questi poi ne approfitta per avere la meglio.

Ecco, i politici europei stanno dimostrando, oggi, con le loro azioni concrete, di avere disprezzo dei princìpi fondatori dell’Unione Europea.

I trattati e i documenti di programma dell’Ue sono ispirati alla pace, alla costruzione di una società libera e solidale, che dia opportunità a tutti e sia basata sulle competenze diffuse, che promuova la cooperazione, lo sviluppo delle aree depresse del continente, e i servizi ai cittadini per una buona qualità della vita.

Accade però, quando si ha il coltello dalla parte del manico, che si possa diventare spudorati. Se professi dei princìpi ma ne pratichi altri, devi usare quel “fair play” che ti consenta di nascondere i tuoi reali scopi. Nelle trattative con la Grecia, le classi politiche europee hanno dimenticato di fare questo calcolo, sono state tracotanti e la loro immagine ne è risultata compromessa per molti cittadini europei.

“GUT LEBEN IN DEUTSCHLAND”, ovvero “BUON VIVERE IN GERMANIA” è la scritta che campeggiava nello studio televisivo dove accaddero i fatti raccontati. Già… in GERMANIA.

Angela Merkel e la ragazzina palestinese

Lo studio della trasmissione “Buon Vivere in Germania – Cosa è importante per noi” in cui Angela Merkel antepone l’efficienza all’accoglienza

Sulla questione dell’immigrazione sappiamo cos’è accaduto dopo.

 La Germania trovò il modo di far avere il permesso di soggiorno a Reem e agli studenti residenti da tempo come lei. Poi accettò l’immigrazione controllata dei soli profughi siriani. Angela Merkel  ne trasse un doppio vantaggio: cancellò la brutta figura mediatica e incamerò manodopera specializzata a basso costo, visto che i siriani non fuggono dalla fame ma dalla guerra e godono di una diffusa istruzione. Ha così mascherato col nome “accoglienza” una sconcertante selezione opportunistica dei profughi.

Fu profeta Papa Francesco nel suo intervento al Parlamento Europeo di Strasburgo il 25 novembre 2014.

L’Europa è una “famiglia di popoli” chiamata a prendersi cura “della fragilità dei popoli e delle persone”, a lavorare per dare “dignità” all’uomo in quanto “persona” e non come “soggetto economico”…

L’Europa non deve ruotare intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana“…

La sfida per l’Europa è quella di “mantenere viva la realtà delle democrazie” evitando che “la loro forza reale sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti” …


[1]  Cfr. Intervista rilasciata a Il Riformista da Vincenzo Visco l’8 maggio 2010 «Sbagliammo ad accettare la Grecia e i suoi conti»

Cfr. Intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano da Vincenzo Visco il 13 Maggio 2012 «Alla Germania nell’euro servivamo proprio perché deboli »

[2]  È quanto emerge dal rapporto riservato destinato ad Hillary Clinton, allora Segretario di Stato e oggi candidata alla Presidenza degli Stati Uniti . Il rapporto è stato recentemente desecretato ed è rintracciabile sul Blog di economia e finanza “Rischio Calcolato”

[3]  Cfr. Intervista rilasciata a “TribunaPoliticaweb.it” da Vincenzo Visco il 29 Giugno 2015 “Sulla Grecia, Ecofin allucinante e arrocamento irresponsabile” 

[4] Secondo IL SOLE 24 ORE le azioni di società quotate in Lussemburgo superano in valore quelle delle società residenti in Italia , stando ai dati che risultano da banche dati pubbliche. Si tratta di multinazionali che vendono i loro prodotti ai consumatori di tutto il mondo ma pagano le tasse al più piccolo Stato dell’Unione Europea.

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