Luglio 2017. Caldo e siccitoso. Forse il più caldo di sempre.
Incendi devastano la penisola. Noi napoletani osserviamo sgomenti il Vesuvio sormontato da una gigantesca nube di fumo. L’economia deviata e criminale degli incendi dolosi è una piaga. Per l’economia reale l’incendio è una disastrosa perdita di risorse; per lo sviluppo locale è frustrata un’altra possibilità. La salute, la biodiversità e il clima sono colpiti. Siamo frodati tutti personalmente da questi eventi. Ma per l’economia finanziaria globale la gestione dell’emergenza incendi fa PIL, oltre ad arricchire le tasche di pochi. Questo almeno nell’immediato, perché negli anni a venire i terreni incendiati o inquinati, diventati improduttivi, non faranno PIL.
Gli incendi non sono dunque una novità. Ma un incendio tanto vasto e distruttivo non lo avevamo conosciuto prima e forse neanche immaginato come possibile.
Lo stesso sgomento deve averlo provato chi ha visto le immagini in TV , come i residenti nel nord-Italia a cui certa stampa ha fornito una ottusa chiave di lettura antropologica: l’incendio è potuto accadere perché stiamo parlando di Napoli. Si tratta di un messaggio odioso che però fidelizza un certo tipo di lettore e di elettore. Quest’ultimo si sente lusingato per presunta superiorità sui meridionali, autorizzato a fare rivendicazioni verso lo Stato centrale, oltre che intimamente rassicurato; infatti il messaggio implicito è “qui non potrà accadere perché non siamo a Napoli”.
Il quotidiano “Libero” titolò infatti: “A Napoli si bruciano da soli”.
La comunicazione è palesemente manipolativa, nell’uso delle parole e delle implicazioni logiche:
- la particella riflessiva “si” significa “se stessi”; quindi “A Napoli bruciano se stessi”, come a dire “sono causa dei loro mali”. Non a caso nel sottotitolo si legge che i napoletani se la prendono con lo Stato, quando le cause sono nelle loro attività illegali e nell’incapacità del sindaco. Un richiamo del tutto fuori luogo visto che il Vesuvio non ricade nel territorio comunale di Napoli.
- il “si” nella lingua italiana viene usato pure quando il soggetto è impersonale e generico. Per esempio quando dite “a Napoli si mangia bene”, state precisando che si tratta di un fenomeno locale (a Napoli) e diffuso (si mangia bene). Perciò “A Napoli si bruciano da soli” suggerisce all’orecchio che TUTTI i napoletani siano disposti a bruciare, non solo i delinquenti.
Ma cosa ha scritto “Libero” in merito agli incendi che stanno devastando il Piemonte?
La città di Torino nel titolo non è neanche nominata; la didascalia di una foto aerea è “Occhio, è una città italiana. Non è smog”. E a quale causa viene ricondotto il tutto? A “la pazzesca calamità naturale”.
Ora la siccità è prolungata e il vento di foehn diffonde il fuoco, ma sulle Alpi in ottobre non ci possono essere temperature da autocombustione. Quindi l’innesco non è naturale, come riconosce il quotidiano torinese “La Stampa” citando come cause i “criminali del fuoco”, la cattiva manutenzione del territorio montano e gli sprechi. [1]
Nel mese di luglio – incendio in corso – Napoli è stata bersagliata da insulti razzisti. Esultanti. Ed inneggianti a nuove catastrofi. La violenza dei commenti sul web avrebbe dovuto essere neutralizzata con una reazione scandalizzata unanime. Chi diffonde con i media odio e pregiudizi si prende una grave responsabilità, così come chi tace.
In questi giorni fortunatamente c’è stata invece stigmatizzazione per l’episodio antisemita di cui sono stati protagonisti alcuni tifosi laziali. I quali, pensando di offendere i rivali romanisti, li hanno accostati alla piccola Anna Frank, morta in campo di concentramento nazista.
Parlando di Roma, anche la capitale è stata bersaglio di generalizzazioni giornalistiche.
Nel 2015 “Dagospia” scrisse “A Roma i residenti di Tor Bella Monaca hanno aggredito fisicamente alcuni agenti per permettere a due spacciatori di scappare”. Vengono additati “(tutti) i residenti” equiparati indifferentemente a favoreggiatori. Un possibile titolo equilibrato poteva essere: “Una folla di sodali permette a due spacciatori di scappare aggredendo gli agenti nel quartiere romano di Tor Bella Monaca”.
Iniziare la frase con “a Roma” allude ad un legame peculiare tra l’evento e la città, e la foto del cartello stradale rafforza questa allusione. Parlare più genericamente di “quartiere romano” in fine frase avrebbe avuto solo la funzione di collocare geograficamente l’episodio.
Una comunicazione più onesta ha avuto il “Corriere del Mezzogiorno” quando ha scritto: “tifosi del Feyenoord lanciano sassi alla polizia”.
In occasione della recente trasferta della squadra olandese a Napoli, la polizia accorse richiamata dalle telefonate di cittadini spaventati. Gli agenti si videro scagliare le pietre e un vaso dal terzo piano e poi sferrare calci e pugni durante l’inseguimento. Il cronista cita “tifosi” per intendere correttamente “alcuni tifosi” e non usa l’articolo: “i tifosi” avrebbe reso l’idea di un’intera tifoseria fatta di hooligans scatenati. Nessun pregiudizio viene calato nemmeno sul popolo olandese che rimane in noi legato all’immagine di mulini e canali romantici. [2]
Gli hooligans del Feyenoord sono gli stessi che devastarono Roma e la fontana di Piazza di Spagna in occasione della partita del 2015.
Qualche giorno prima avevo viaggiato da Colonia a Roma in un aereo pieno di tifosi del Feyenoord. Feci conoscenza con uno di loro. Mi chiese indicazioni per raggiungere Montecassino; desiderava vedere l’abbazia e il paesaggio montuoso che in Olanda manca. Così, visto che rientravo in auto a Napoli, mi offrii di accompagnarlo nella visita, dopo la quale lo lasciai alla stazione locale per rientrare a Roma.
Quel pomeriggio conobbi una quantità di pregiudizi veicolati da tv e giornali olandesi verso italiani e greci, considerati spendaccioni e in qualche modo meritevoli dei loro problemi economici. Il ragazzo considerava dovuta la nostra recente riforma delle pensioni che ha innalzato l’età pensionabile come in nessun paese di Europa. Cercai di spiegargli che la pensione contributiva va bene in Olanda dove gli stipendi sono molto più elevati che da noi e meglio commisurati al costo della vita. Ma come si fa in Italia a sopravvivere con una pensione contributiva (pari al 40% dell’ultimo stipendio) quando già lo stiapendio è insufficiente? Raccontai che, con l’ingresso nella moneta unica, in Italia il costo della vita si è livellato a quello di Olanda e Germania, dove vive anche mio fratello, mentre le retribuzioni sono rimaste più basse.
Non so se il mio amico olandese abbia cambiato opinione quel pomeriggio; posso dirvi che si stupì varie volte. Come al casello: “ma perché voi pagate una tassa per prendere l’autostrada?”; oppure quando seppe qual era lo stipendio di un insegnante italiano: “è più basso dell’indennità di disoccupazione olandese!”.
Chi diffonde odio e pregiudizi si prende una grossa responsabilità.
Viviamo una realtà complessa, in continua evoluzione, in cui interessi economici multinazionali condizionano i governi, nel sud del mondo producono guerra, sottosviluppo e migrazioni, mentre tra i paesi occidentali creano differenze e all’interno del nostro paese scavano disuguaglianze sociali e regionali.
Forse gli uomini di buona volontà devono decidersi a federarsi in modo globale per ottenere un diverso sistema economico. Disgraziatamente, attaccarci a pregiudizi e interessi localistici ci renderà alla lunga più deboli, mentre nuovi muri e nuovi confini ci serviranno a poco se non cambieranno i fini della classe politica e dirigente.
Guido Caridei
[1] Cfr. “Piemonte va in fiamme. Torino soffocata dal fumo” su “La Stampa”, 28 ott 2017
Cfr. “Sprechi e abbandono: l’emergenza incendi in Piemonte non è solo colpa della siccità . Così l’uomo sta facilitando i criminali del fuoco”, su “La Stampa”, 28 ott 2017
[2] Cfr “Tifosi olandesi arrestati: momenti di follia in via dei Fiorentini. Lanci di pietre da una finestra poi calci e pugni ai poliziotti” da NapoliToday del 25 set 17
Cfr. “Napoli, tifosi del Feyenoord lanciano sassi alla polizia: 3 arresti” su “Il Corriere del Mezzogiorno” del 25 set 17
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