I lager libici, notte dell’Europa
“Sono stato in una prigione vicino Tripoli per 6 mesi ai lavori forzati. Non dimenticherò mai la morte del mio amico. Era troppo stanco per lavorare. Ha detto alle guardie che non riusciva ad alzarsi. Uno dei libici ha detto ‘Se non vieni ti sparo’. Io pensavo che scherzasse. L’ha pensato anche il mio amico. L’uomo libico l’ha ucciso con un colpo in testa. Poi si è girato verso di me. ‘Tu che fai, lavori o no?’ ” (Testimonianza di M, 27 anni, dal Gambia: 29 settembre 2017, rilasciata all’Hotspot di Pozzallo).
Mentre i paesi europei fanno un ignobile scaricabarile per accogliere i migranti, nei centri libici di detenzione dei migranti vengono inflitte torture, appesi a testa in giù, mentre viene chiamata a telefono la famiglia del torturato perché ascolti le urla. Si spara nei piedi al minimo cenno di ribellione e ne esci solo “se muori di violenza o se hai abbastanza soldi per pagarti la libertà o se sei venduto all’asta come schiavo”, come testimonia un’inchiesta della CNN . La Guardia Costiera Libica – finanziata dall’UE e dall’Italia per limitare le partenze – tratta le persone soccorse a colpi di bastone e minacce e lascia persino cadere uomini in acqua e abbandonandoli.