Domenica 3 Giugno 2018 si è svolta la tradizionale Infiorata del Corpus Domini di Cusano Mutri in provincia di Benevento.
Cusano è un borgo ubicato su un colle ai piedi del massiccio del Matese sul versante sannita. Le strade e le case sono costruite con la tipica pietra bianca appenninica. In questa giornata, camminando per le viuzze e le scale del centro storico, ci si ritrova all’improvviso dinanzi ai “quadri”, cioè tappeti di petali di fiori raffiguranti immagini sacre, che abbelliscono gli slarghi, i corsi e l’interno delle chiese.
La preparazione comincia dal sabato. Giovani, anziani e bambini lavorano insieme in una festa collettiva, guidati dai maestri infioratori. Prima si battono i campi della valle per raccogliere petali dai colori vivaci, poi comincia la creazione dei disegni. Infine, a partire dall’alba della domenica si realizzano le decorazioni. Per dare contorni e tinte alle figure, oltre ai fiori si usano anche caffè macinato, terreno, semi, foglie, corteccia, erba, ceci e perfino limatura metallica. Si fa così da oltre un secolo .
Durante la giornata ci si può rifocillare con uno dei prodotti locali: tagliatelle ai funghi porcini o dolci a base di miele, cioccolato, castagne. Non a caso, a Cusano si svolgono anche le sagre dei funghi e della castagna. Tradizioni culinarie che riescono a sopravvivere nel paese, insieme ad alcune attività artigianali.
La valle del Titerno si snoda a forma di gomito nella natura ancestrale del Matese. Cusano Mutri offre così la possibilità di splendide escursioni, dalle passeggiate naturalistiche al rafting nelle Gole di Caccaviola. Nel vicino altopiano c’è il paese di Pietraroja; le affascinanti rocce dolomitiche ospitano un giacimento di fossili come quello del famoso cucciolo di dinosauro. Il museo Paleolab spiega in modo accattivante la nascita geologica dell’Italia a grandi e piccini.
Al confine tra la valle del Titerno e quella Telesina – note entrambe per le loro cantine – c’è Cerreto Sannita, città della ceramica artistica e delle contrade agricole dove si coltiva “da sempre” biologico. I contadini della zona vi raccontano storie sapienti come la coltivazione antica degli ortaggi scampati alla globalizzazione delle sementi e l’allevamento “a terra”. Ma anche storie di emigrazione che purtroppo è ripresa, dopo il periodo di sviluppo del territorio degli anni ’90.
Questa è terra ricca di peculiarità che, con la globalizzazione, soffre per essere periferica. Nel nostro tempo le risorse viaggiano da sud a nord, dall’Africa all’Europa, dal Sud Italia al Nord Italia, dai paesi euromediterranei al Centro Europa, tanto che si parla spesso di una vera e propria colonizzazione del Meridione d’Italia, del Mediterraneo e dell’Africa, povera e saccheggiata di minerali e petrolio. E di conseguenza le persone per sopravvivere, o vivere meglio, devono spostarsi da sud a nord seguendo esattamente il flusso della ricchezza.
La gente sannita è laboriosa e ospitale, ha cultura della comunità, custodisce tradizioni antiche e abita una natura per molti aspetti ancora incontaminata. Fa male pensare che questo capitale si possa disperdere con l’emigrazione dei giovani.
Alla politica il compito di valorizzare correttamente il patrimonio multiforme del nostro paese e delle comunità rurali, affinché la tradizione rimanga viva e consenta ai cittadini di lavorare e gratificarsi.
Occorre una pianificazione sapiente del territorio, che analizzi il potenziale, fugga le opere che snaturano i territori e piuttosto realizzi i piccoli interventi chirurgici utili. Allo scopo servono tecnici appassionati e competenti e non tecnici compiacenti ad avallare speculazioni.
Sventurati coloro che – di fronte all’inaccettabile divario di possibilità tra i paesi del nord e del sud geografico – additano i colonizzati come causa del loro proprio sottosviluppo e giustificano così il rifiuto nei confronti dei più deboli e poveri. Sventurati coloro che, ricoprendo ruoli di responsabilità, vogliono farci credere che basti eliminare il business dell’emigrazione per fermarla. Occorrono invece corretta informazione e pratiche di giustizia, che paghino ai tanti Sud del Mondo quanto dovuto per le risorse di loro proprietà, ed incidentalmente concedano ai popoli di queste aree di vivere dignitosamente “a casa loro”.