Un mare di plastica

Nei mari di tutto il mondo vengono sversati ogni anno ben 12 milioni tonnellate di rifiuti di plastica e le nostre acque sono al limite del collasso irreversibile!
Per contrastare l’inquinamento è essenziale ridurre fortemente la produzione di plastica.
Le microplastiche si fissano nei reni, nell’apparato riproduttivo, nel sistema endocrino dove producono danni a lungo termine. I plasticizzanti sono responsabili di alcuni tumori, di malattie dell’apparato endocrino e di riduzione della fertilità.
È ora dunque di dire basta con i grandi profitti a scapito dell’ambiente e della salute! Basta con la plastica monouso!
Se oggi solo il 10% delle plastiche viene riciclato è anche perché la plastica è riciclabile poche volte, anzi alcuni tipi di plastica non sono proprio riciclabili.
Inoltre, anche la plastica avviata al riciclo rilascia comunque microplastiche, per esempio in fase di utilizzo, lavaggio o riciclo.
In definitiva anche se disponessimo di sistemi di raccolta differenziata efficaci utilizzati da tutti gli abitanti del pianeta, non potremmo fare a meno della combustione di molte plastiche e ci troveremmo ad assistere all’accumulo indefinito di microplastiche nell’ambiente e nel nostro organismo.
Guarda la videointervista a Greenpeace.

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Canali di Venezia, “Terra dei Fuochi subacquea” (CNR)

Il fondo marino è stato modificato radicalmente da attività quali la pesca, i dragaggi, la navigazione, le infrastrutture costiere e, non da ultimo, dall’abbandono di un’inimmaginabile quantità di rifiuti.
“Una sorta di ‘terra dei fuochi’ subacquea in cui un misto di incuria, dolo e inconsapevolezza porta molte persone a credere che quanto si getta in mare non abbia conseguenza sugli ecosistemi e sulla salute umana, solo perché questo ambiente non è immediatamente visibile e ci induce a fingere che il problema non esista”

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Trivelle senza regole. SÌ vota per cambiare

La concessione senza scadenza definita e le previsioni dello “Sblocca Italia” sono un non senso di politica energetica, negano la concorrenza e autorizzano le trivelle senza valutarne prima la pubblica utilità e i rischi. Con il Sì non si abrogano le fonti fossili ma si torna ad un loro uso su basi tecniche, valutandone caso per caso l’impatto ambientale e la funzione strategica.

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