In principio fu la Terra delle Sirene

In principio fu la Terra delle Sirene.

I navigatori greci, ammaliati dalla costa di Napoli, vi fondarono città come Pithecusa, Cuma, Parthenope, Neapolis, solo per citarne alcune.

Il paesaggio del Golfo ha suscitato commozione poetica anche nei compositori, in otto secoli di musica in lingua napoletana… E nei viaggiatori del Grand Tour che qui facevano tappa obbligata quando attraversavano l’Europa per approfondire la conoscenza delle arti e dell’antichità.

Terra delle Sirene

L’isolotto di Nisida e Cala Trentaremi visti dalla Villa Imperiale di Pausilypon a Napoli

La Campania ha contribuito al pensiero filosofico sin dagli albori con la Scuola di Elea, passando per la teologia di San Tommaso d’Aquino, fino al pensiero moderno ed eretico di Giordano Bruno che preparò la strada alla rivoluzione scientifica; da Giambattista Vico a Benedetto Croce, un protagonista della cultura europea del Primo Novecento. In lingua napoletana Giambattista Basile scrisse Lo cunto de li cunti, la madre di tutte le fiabe moderne .

Le originarie città greche della Campania sono oggi un intreccio di civiltà greco-romana, egizia, etrusca, sannita e di tutte le culture straniere che si sono poi integrate qui, dal medio-evo sino ad oggi. Infatti, mentre a Roma i Fori Imperiali sono un’area archeologica, in quanto tale staccata dalla città, mentre i vicoli medievali di Parigi – affascinanti e malsani – furono distrutti da Napoleone III e sostituiti dai grandi boulevard, il centro storico di Napoli è il più esteso esempio al mondo di persistenza, perché da 2.500 anni mantiene gli identici assi viari, i decumani e i cardini.

C’è da chiedersi: a quale futuro è protesa oggi questa terra?

Napoli è metropoli del mondo occidentale, ma con tassi ‘asiatici’ di densità di popolazione; per questo spesso è considerata indizio dei problemi futuri d’Italia e d’Europa. Napoli è anche ponte sul Mediterraneo verso l’Africa. E secondo molti condivide con questo continente una situazione di marginalizzazione coloniale. Vuoi per il modo in cui si è formata l’Unità d’Italia, vuoi per le successive politiche nazionali di sviluppo, vuoi per la cosiddetta austerity che secondo la Corte dei Conti taglia i servizi ai cittadini più di quanto non ci riesca con gli sprechi,1 vuoi per certi modi di funzionamento dell’economia globale.

Esempio di ciò la crisi dei rifiuti degli anni 2000, narrata dai più come il risultato di fattori antropologici e geografici e della mera incapacità della politica locale. Una versione che attecchisce su antichi pregiudizi, li consolida e rassicura chi vuol sapere che “a casa sua” mai accadrà qualcosa di simile.

Ma, a ben vedere, la genesi del disastro è analoga a tanti scandali italiani contemporanei. Infatti la pianificazione della gestione dei rifiuti era stata avocata a sé per 15 anni dal governo nazionale (a partire dal ’94, cioè molto prima della drammatica crisi di smaltimento!) per affidare a società multinazionali i pezzi del ciclo dei rifiuti che poi non hanno funzionato. I processi che hanno coinvolto gli incaricati di governo e i responsabili delle società si sono conclusi, parte in prescrizione, parte in assoluzione. Dunque non sono state accertate responsabilità penali. Ma restano quelle politiche e tecniche . E agli oltre 500 comuni campani – che secondo l’accusa erano stati vittime di una truffa considerata la più vasta realizzata in Italia dal dopoguerra – sono rimasti la devastazione ambientale, i danni all’immagine, alla salute, al turismo, all’agricoltura, con i suoli inquinati oppure tuttora occupati dalle ecoballe il cui trattamento è stato dagli stessi comuni già pagato, oltre alla carenza di impianti e al rischio di sanzioni da parte dell’Unione Europea. Questo per parlare solo dei rifiuti urbani e ‘sorvolando’ su quelli industriali, più pericolosi e per i quali ancora non si conosce un praticabile progetto di bonifica!

Insomma, Napoli per la società contemporanea è davvero un bacino storico, umano e culturale speciale. Lo comprende la Apple che forse vi aprirà il primo centro europeo di sviluppo ‘app’. Ma Napoli è anche un monito per la classe politica ché non abdichi al suo compito di elaborare una proposta di organizzazione della società orientata al bene comune, e non demandi le scelte di politica economica a oligarchie finanziarie o ad altre ‘lobby’. I programmi elettorali tengano conto dei bisogni dei cittadini, sondati pure da società demoscopiche; ma si resista alla tentazione di affidare alle società di marketing perfino la redazione dei programmi. Se un partito comincia a vendere se stesso come un prodotto, potrà probabilmente realizzare più a lungo le sue politiche, ma queste finiranno per garantire i rappresentanti molto più dei rappresentati.

L’Italia non manca delle persone, della competenza e del pragmatismo necessari ad un rinnovamento delle istituzioni e della società. E c’è attesa di questo rinnovamento! Certo nessuno si salva da solo! E perciò, piuttosto che cedere alla presente crisi economica, ambientale e morale con rassegnazione, con assuefazione, o con un individualismo di difesa, è giunta l’ora di liberare le professionalità e le attitudini di ognuno, per costruire bene cooperando insieme.

Napoli, messa appena un po’ meglio della Grecia, con essa è precursore del resto d’Europa. Conoscere e custodire questa città può essere un vantaggio per tutti.

                                          Guido Caridei


1 Il contributo al contenimento della spesa non è più solo riconducibile ad effettivi interventi di razionalizzazione e di efficientamento di strutture e servizi, quanto, piuttosto, ad operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività. Dai tagli operati è, dunque, derivato un progressivo offuscamento delle caratteristiche dei servizi che il cittadino può e deve aspettarsi dall’intervento pubblico cui è chiamato a contribuire.

La Corte è dell’avviso che il parziale insuccesso o, comunque, le difficoltà incontrate dagli interventi successivi di riduzione della spesa siano anche imputabili ad una non ottimale costruzione di basi conoscitive sui contenuti, sui meccanismi regolatori e sui vincoli che caratterizzano le diverse categorie di spesa oggetto dei propositi di taglio.

Dalla Relazione tenuta il 18 febbraio dal Presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei ministri Pier Carlo Padoan, Stefania Giannini e Graziano Delrio e di altre alte cariche dello Stato.

8 Replies to “In principio fu la Terra delle Sirene”

  1. Grazie a Gino. E grazie a Gennaro, Adolfo, Anna Maria e Maraucci che ho già ringraziato in privato e grazie ai tanti che hanno dato riscontro a questo giovane blog in tanti modi e che mi hanno sostenuto. Grazie perché con i vostri interventi il blog si arricchisce dei pensieri di ognuno 😉

  2. Complimenti. Bellissimo articolo. Io con la mia città ho sempre avuto un rapporto di odio e di amore .
    E’ un ‘occasione la tua per rivedere la mia posizione.

  3. Competenza, sensibilità, cultura e tanto amore per la propria città… benvenuto ed in attesa di leggere altre cose interessanti.

  4. Sono anche io d’accordo su quanto detto sia da te che nel primo commento che hanno scritto.
    Certamente sai già che io ci tengo moltissimo per la mia splendida città e mi batto affinchè vengano sfatati i luoghi comuni.
    Il mio amore per la città nasce anche dal fatto che io sono nato nel luogo dove nel 620 a.c. alcuni coloni provenienti da Cuma fondarono Palepolis ….. (sbarcarono sull’isolotto di Megaride per poi spostarsi difronte sulla cima del monte Echia conosciuto anche come Pizzofalcone…) è per questo che io, scherzando, dico che più napoletano di me non c’è nessuno…….
    Auguri Guido e continua ad andare avanti con questa tua bella iniziativa……

  5. …beh che dire…articolo bellissimo, di ampio respiro, temo però che tra 200anni queste parole risueoberanno ancora “attuali” e questo non lo dico con malinconica rassegnazione
    (cioè un pochino sì eh, ma questo fa parte un pochino del dna dei napoletani), ma lo dice la storia di questa meravigliosa città, città dove tutto avviene, un vuoto infinito dove senza sosta si formano e si distruggono infiniti mondi…beh da buon napoletano quasi quasi, spero che la città continui ad essere il luogo dove incredibilmente i contrari convivono e dove l’impossibile non esiste…!

    1. Basterebbe un po di disciplina in più, pene certe e severe, spece per quei personaggi facinorosi che pur di mettere le mani sulla cosa pubblica e devastarla inconsapevolmente ,comprano perfino voti.
      Ma, purtroppo, il popolo sovrano stordito dalle sirene ammalianti di questi personaggi, non è capace di distinguere e fare una buona selezione.

      1. Beh, Gino, ci ricordi che esistono ben altre sirene… che non entreranno mai nel mito. E che, se entreranno nella storia, non sarà certo con onore. Il tuo rovesciamento mi ha colpito! Quello che mi fa rabbia è che ci sono poche alternative credibili, per chi cerca di scegliere buoni rappresentanti che facciano buone leggi e rendano certa la pena. E’ lucida la tua analisi quando scrivi che chi devasta non sa neanche cosa produce… Noi cittadini che teniamo al bene comune possiamo continuare a informarci e a “fare rete” anche tramite il web.

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