Coronavirus: le misure differenziate per regioni funzioneranno? Perché la Campania è ‘gialla’?

“La Campania è in fascia gialla perché ha molti casi ma indice Rt meno alto di Lombardia o Calabria, forse per effetto delle ordinanze regionali.”

Lo ha dichiarato Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia e l’approfondimento sugli indicatori che hanno portato all’ordinanza del ministero dello scorso mercoledì 4 novembre.

Sulle coste della Campania c’è un’onda di tsunami di 8 metri, continua a crescere in altezza e violenza, ma cresce meno velocemente di prima; cioè fra una settimana sarà alta 9 metri.

In Calabria c’è un’onda di tsunami di 2 metri ma cresce di più. Fra una settimana sarà alta 4 metri.

In questa metafora l’altezza dell’onda è il numero di casi di oggi in rapporto alla popolazione, la velocità di crescita dell’onda è l’indice Rt (quanto aumenta il numero di casi nel tempo).

Nel definire le regioni rosse, il Ministero della Salute dichiara che si è tenuto conto più della velocità di crescita dell’epidemia e meno della diffusione attuale dell’epidemia, ovvero del numero di contagiati e di morti in rapporto alla popolazione.

 

CONCLUSIONI

  1. Se in Campania l’onda sta crescendo più lentamente rispetto alle scorse settimane, potrebbe dipendere dalle misure imposte dalle ordinanze regionali, come il coprifuoco, il divieto di mobilità interprovinciale e la didattica a distanza. Il Presidente della Regione potrebbe aver risparmiato maggiori sofferenze con le decisioni delle settimane scorse.
  2. In tutte le Regioni italiane l’indice Rt in questo momento è maggiore di 1, cioè l’epidemia è in forte crescita e le terapie intensive si vanno riempendo. Anche nelle Regioni in cui sono state imposte misure meno restrittive, i posti vanno scarseggiando, sia pure con velocità diverse. Dunque i cittadini devono usare la massima prudenza, rispettare i limiti imposti ed eventualmente autoimporsi limiti maggiori.

        Lo ha confermato Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro Roberto Speranza: “l’indice di contagio Rt nazionale è di gran lunga superiore a 1. Quindi significa che l’epidemia è in piena esplosione. La situazione degli ospedali è drammatica più o meno in tutta Italia, in certi casi è veramente tragica. Ci vuole più tempo per appiattire la curva epidemica. Non voglio spaventare nessuno, ma occorre un mese, un mese e mezzo.

  1. Affinché l’epidemia rientri , l’indice Rt dovrebbe rimanere per molto tempo sotto il valore 1 e infine raggiungere lo zero. Domando: le misure proposte per le regioni gialle (libera circolazione fino alle 22; bar, ristoranti, tribunali, parrucchieri aperti) sono sufficienti per raggiungere questo obiettivo?
  2. Per troppo tempo si è fatto credere che si fosse in sicurezza con Rt<1. In realtà l’epidemia termina con Rt=0, mentre Rt<1 significa sì terapie intensive non piene, ma anche coinvolgimento graduale nell’epidemia di tutta la popolazione. La comunicazione adottata ha prodotto eccessivo rilassamento nei cittadini. Anche sul distanziamento fisico c’è stata ambiguità: la distanza minima di 1 metro indicata per scuole, bus, uffici non garantisce dal contagio. È invece una misura di “compromesso”, atteso che per l’Istituto Superiore di Sanità le goccioline di saliva possono muoversi fino a 1,80 metri, senza considerare che al chiuso si diffondono e si concentrano in tutto l’ambiente. Molti cittadini, ritenendo di essere completamente al sicuro mantenendosi ad 1 metro l’uno dall’altro, hanno percepito un relativo margine di sicurezza persino nel ridurre la distanza di conversazione per esempio a 70 cm. Non erano sicuri i mezzi pubblici pieni all’80% e non lo sono ora al 50%.
  3. Le 4 Regioni rosse hanno Rt vicino o superiore a 2. Quindi sono stati imposti limiti forti solo nelle Regioni in cui l’epidemia cresce moltissimo. Nelle Regioni in cui l’epidemia cresce molto ma non moltissimo, ci sono limiti più blandi. Questo fa pensare che il budget che si vuole destinare per gli indennizzi sia scarso.
  1. Le misure adottate nell’ultimo DPCM del 3 novembre sembrano orientate a far sì che tutti forse possano avere cure (terapie intensive non piene), però non a limitare i contagi e i morti, visto che cure efficaci per questo virus non esistono: si guarisce grazie alla risposta del proprio organismo e ad alcuni farmaci adiuvanti.
  2. Alcuni medici ed epidemiologi ritengono che il tempo delle misure differenziate avrebbe potuto essere il mese di ottobre e che oggi servirebbe un lockdown nazionale. A mio parere le autorità sanitarie potrebbero considerare: lockdown forte, ristori per le categorie professionali coinvolte, implementazione di un sistema di tracciamento che impedisca una terza ondata di dimensioni paragonabili a quelle della prima e della seconda. Dovremmo essere in grado cioè di isolare prima tutta la popolazione e, dopo aver ridotto drasticamente il volume di casi, di isolare solo i positivi residui, individuandoli tutti o quasi con test rapidi e/o tamponi estesi.

L’Italia ha già scelto una volta misure più drastiche di quelle di altri paesi europei. Poi ha cambiato indirizzo, scegliendo di tollerare la circolazione del virus e la circolazione all’estero delle persone, disperdendo i risultati raggiunti. Sarebbe imperdonabile farlo una seconda volta.

Guido Caridei

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